La perversione del linguaggio simbolico religioso

Nel complesso, il volume di Enzo Pace è un testo chiave per individuare in esso nuclei non solo legati alla sapiente illustrazione dei diversi linguaggi religiosi che vengono di volta in volta enucleati, ma anche per le valenze politiche e “meta-religiose”, con una chiara utilità per le vicende dei giorni in cui scriviamo. In esso si può intravedere una sorta di appello al discorso politico affinché ritrovi capacità di significare responsabilmente e autonomamente la propria progettualità, senza chiedere alle religioni di surrogare l’assenza di politica destituendole del proprio valore intrinseco.

Titolo: Le religioni, causa e soluzione del problema
Tipo di pubblicazione: articolo
Anno di pubblicazione: 2025
Autore: Davide Girardi
Rivista: IUSVEducation #25
Pagine: 184-185
Data di pubblicazione: aprile 2025
Editore: IUSVE – Istituto Universitario Salesiano
ISSN: 2283-642X

Come citare: Girardi, D. (2025). Le religioni, causa e soluzione del problema. IUSVEducation, 25, 184-185. https://www.iusveducation.it/la-perversione-del-linguaggio-simbolico-religioso/

Paper PDF: IUSVEducation_25_Girardi_PERVERSIONE_LINGUAGGIO_SIMBOLICO_RELIGIOSO.pdf

Le religioni possono “scendere in guerra”? Il titolo del volume di Enzo Pace – Religioni in guerra, appunto – sembrerebbe sottendere una facile risposta. Al contrario, il testo è capace di illuminare in modo pregevole le condizioni per cui gli universi religiosi vengono asserviti e agiti funzionalmente da uomini in carne e ossa anche per fini bellici, pervertendo tuttavia proprio quel tratto dialogico che troviamo trasversalmente nei grandi riferimenti religiosi mondiali. Le ragioni che stanno alla base di questo asservi- mento, nonché le modalità con cui esso avviene, sono attentamente vagliate dall’Autore, attingendo a una grande varietà di riferimenti storico-religiosi – europei ed extraeuropei – a dimostrazione di un filo rosso che lega (pericolosamente) tutti i tentativi, più volte tragicamente riusciti, messi in atto da attori politici (e financo religiosi) di torcere un linguaggio di pace in un potente dispositivo di stigmatizzazione, quando non di de-umanizzazione, dell’altro.
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